L’elettore, può criticare, può dire no alle elezioni, con il voto, può spingere, anche fino a fare lobby, per risolvere un problema. Alle elezioni ci si attiva, per le idee, per un programma, che si dice ” migliorerà la nostra vita ” , oppure ci troverà un lavoro per mantenerci, cose normali, della realtà politica. Altri, fanno, in politica, come Schumpeter, fanno sapere, non un ” le faremo sapere “; bensì che risponderanno che stanno lavorando ad un ” grosso libro “.
Tu sai perché ?
C’è bisogno di una riflessione sulla scienza politica. Il cittadino che s’ impegna, in elezioni, partito politico, società, mercato, fa vedere che passa dall’ essere nei guai ad un attivismo che sia di aiuto al politico di professione. L’intellettuale è ancora legato, ad esempio, alla parola “ Costituzione “, seppure molti termini inglesi, prendano la via di diversi uffici pubblici, quindi cambia lo stile dei documenti, che spesso divengono ancora degli scritti solenni. I protagonisti sono i cittadini, le loro condizioni, quindi come se la passino come consumatori, come pensionati, come lavoratori, come disoccupati, su questi termini bisogna sapere usare le parole giuste.
Schumpeter, nel 1939, 1095, pagine di quattro anni di lavoro, riuscì a proporle, anche se si prese la critica che non erano ” scritta dalle persone che contano “.
Gli scritti oggi non sono tanto quelli della rivista, del periodico, è il cittadino, il territorio, che non vuole entrare con un linguaggio volgare, nella discussione, nel dibattito, è vero, come nel passato, che parlare e dire di politica, il ritorno del campanile, la via della ricerca, sia divenuto lo stato presente della nostra discussione sulla democrazia, non partendo dai manuali, bensì comprendendo la comunicazione vera, diretta, dei cittadini.

Prosatori e grammatici, non dimenticatelo, esistono ancora, lo scrivere un programma non è passato di moda, il dialogo spesso è intitolato “ cittadini disoccupati “, non più solo la “ Costituzione “. Seppure la distinzione, di Schumpeter, in Business Cycles, tra fenomeni economici e fenomeni politici è fondamentale, non solo, lui ci presenta quanto valga il guardarsi dentro di ogni elettore, quello che è il fondamento psicologico, della sua scelta, con lui s’impara che il tu sai perchè diviene non ci sono possibilità, non ci sono dati, quando si ” spiega solo come vuole l’economia pura “, bisogna anche entrare nella ” testa “.
Tutti ancora nel 2023. ci chiediamo come sta il mercato, quello della mano invisibile di Adam Smith, che studiava la simpatia, la logica, l’economia politica, che assieme a quale sia il ruolo del politico di professione, per citare Max Weber, rimane una difficile dialettica su come si fa politica oggi.