Antonio delle Noci, “Divina non è l’indifferenza”. BastogiLibri, Roma, 2023.

… Notevole fascino hanno pure le reminiscenze – genialmente filtrate e assimilate – oltre che dalla poesia lirica oraziana anche dal romantico Leopardi… Un’estatica contemplazione, un incanto che ritorna in versi come: “Indago l’orizzonte / il muto azzurro / fino al confine dell’ombra”. E non di meno un vago sentore montaliano si insinua talora in questi versi, come un lieve impercettibile soffio; in particolare, e con più esplicita allusione, in quel “Divina non è l’indifferenza”, che dà il titolo a tutta la raccolta. Qui si assiste in certo qual modo ad una ‘palinodia’ della celebre lirica di Montale (“Spesso il male di vivere ho incontrato”), là dove il grande poeta ligure parla di “un prodigio / che schiude / la divina Indifferenza”: statua impassibile e sorda nella sonnolenza del meriggio, insensibile e lontana come “la nuvola, e il falco alto levato”.
Nei versi di Antonio delle Noci l’indifferenza non è affatto divina: è tutta terrena e vivamente deplorata nella sua raffigurazione di “seme malvagio” che “minaccia e annulla ogni raccolto d’amore … livida cenere … chiodo che inchioda / l’innocenza dell’albero”. Essa non appartiene qui agli dèi che regnano, quieti e imperturbabili, negli ‘intermundia’ della poesia di Lucrezio, e nemmeno agli Spiriti beati (‘Selige Genien’), sfiorati soltanto dalle splendenti brezze celesti nel poema “Hyperion Schicksalslied” di Hölderlin. L’indifferenza, invece, è proprio il male del mondo che ovunque alligna: primordiale sventura che sgretola e rovina, e che forse è impossibile estirpare… (dalla prefazione di Marina Caracciolo)

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