
Prima domanda : Come hai scelto il basket come sport ?
Avevo 7 anni, ero un bambino pieno di energie e mia madre decise di farmi provare prima il calcio ma, non piacendomi molto, decisi di seguire un amico alle elementari che andava a provare questo “strano” sport.
Sono andato a vedere un suo allenamento e sembravano divertirsi tanto, ho provato anch’io e da lì è diventata una vera e propria passione.
Seconda domanda : Presentaci il tuo attuale ruolo ?
Attualmente sono capo allenatore della squadra di serie A, chiamata BOV League, qui a Malta, Mellieha Libertas Spalding.
Una società con idee ed ambizioni importanti, dopo aver conquistato la coppa Knock-out l’anno scorso e finalista del campionato, quest’anno si punta a migliorare i risultati dell’anno scorso. Finora le cose vanno molto bene e speriamo continuino così!
Gestisco anche un programma olistico di sviluppo per giocatori di basket assieme a mia moglie, insegnante di yoga, chiamato Flexiballer: lavoriamo appunto sull’aspetto fisico e mentale dei giocatori professionisti e giovanili grazie all’apporto dello yoga e sotto il profilo tecnico-tattico improntato sullo sviluppo del decision-making, grazie alla mia conoscenza del CLA (constraint led approach) e Games Approach, che sono forse il futuro del nostro sport.
Faremo un tour in giro per l’Europa (e chissà anche oltreoceano) quest’estate per aiutare più società, coach e giocatori possibili a far provare il nostro metodo, che stiamo attualmente applicando sui giocatori del Mellieha con ottimi risultati.
Terza domanda : Cosa vedi nella tua esperienza quotidiana che coinvolge i tuoi giocatori, cosa gli appassiona ?
Nella mia esperienza quotidiana vedo che dal minibasket al professionismo la cosa che coinvolge ed appassiona di più i giocatori sia la fase ludica, il divertimento. Non dobbiamo mai dimenticare che a qualsiasi livello si giochi, il divertimento è alla base del nostro splendido sport. Cerco di essere più accattivante possibile nelle proposte ricordando che l’apprendimento viene facilitato in maniera esponenziale se ci si diverte, funziona così anche in tanti altri ambiti, se ci pensiamo.
Ovviamente a questo livello la competitività gioca un ruolo fondamentale e saperla gestire è buona parte del lavoro.
Quarta giocatore : Cosa ti piace tirare fuori da un giocatore ?
Mi piace pensare che il mio ruolo sia sempre quello di insegnante, se posso insegnare ad un giocatore a migliorare un gesto tecnico o a motivare una persona riguardo una sua priorità nella vita, questo sicuramente mi fa sentire bene con me stesso. Quando si intraprende un percorso tecnico con giocatori di qualsiasi background, il motivo che mi spinge a fare questo lavoro è quello di poter aiutare la persona ed il giocatore a migliorarsi ogni giorno di più e a diventare la miglior versione di sé stesso, che siano sessioni individuali, di squadra o video. Mi piace insegnare ai giocatori ad essere autonomi e responsabili, a prendere decisioni efficienti sul campo in poco tempo. Questo aforisma rispecchia ciò che cerco di far passare ai miei giocatori:
“Dai un pesce ad un uomo e lo nutrirai per un giorno, insegnagli a pescare e lo nutrirai per tutta la vita”.
Quinta domanda : Avevi da tempo l’obiettivo di allenare all’estero e per quale motivo hai accettato la sfida ?
Beh ben sei anni fa ho cominciato a voler provare differenti esperienze a livello cestistico, avendo una buona conoscenza delle lingue ed una passione per la scoperta di nuovi posti, quindi era un desiderio che avevo sin da giovanissimo. Ho avuto la fortuna di allenare da professionista per tre anni in Danimarca ed è stata una sfida che mi ha cambiato molto, aperto a differenti modi di concepire la pallacanestro e la vita. Sono sempre affamato di nuove esperienze e questa sfida qui a Malta mi ha stuzzicato sin dall’inizio sia per il livello tecnico (serie A europea) che per la consapevolezza di potersi misurare in background sempre differenti, mi consente di imparare e migliorare ogni giorno. Tornare da capo allenatore di una senior per me è stata una delle motivazioni più forti, adoro la sfida e la competizione, la preparazione nei dettagli degli avversari, il lavoro video e il lavoro mentale sui miei giocatori.

Sesta domanda ; Siamo a Natale cosa provi durante questa festa ?
Questo sarà il primo Natale lontano dalla mia Napoli ma stare con la mia famiglia qui, con mia moglie Gaby e il mio cagnolino Light, sarà una nuova bella esperienza, mischiando le tante tradizioni culinarie italiane, colombiane (mia moglie è di Bogotá) e maltesi. Ovviamente tra le feste ci si allena, abbiamo grandi obiettivi in questa stagione!