
HANACPACHAP
La Vergine e la Pachamama
Martedì 11 ottobre ore 20.30 Bari, Sala S. Giuseppe del Redentore
Mercoledì 12 ottobre ore 20.30 Trani, Palazzo Beltrani
Giovedì 13 ottobre ore 20.30 Palo del Colle, Chiesa del Purgatorio

In collaborazione con ALAC – Cremona
Con l’occupazione dell’America l’immenso patrimonio culturale del Secolo d’Oro spagnolo approdò nel nuovo continente: l’incontro tra Vecchio e Nuovo Mondo, per certi versi tragico e distruttivo, produsse una delle sintesi più riuscite e originali della storia della cultura. La musica europea si arricchì di nuovi suoni e ritmi, mentre le lingue indigene più rappresentative trovarono nuova linfa vitale, sublimando il loro potere sacro ed evocativo con le risonanze del barocco europeo.
L’adozione del culto della Vergine da parte dei popoli precolombiani può essere vista come resistenza piuttosto che atto di imposizione e sottomissione. Il culto della Vergine significava la possibilità di continuare a venerare la Pachamama di fronte all’avanzata dei “conquistadores” spagnoli.
Hanacpachap è la prima composizione polifonica del Nuovo Mondo, contenuta nel Ritual, formulario e institucion de curas para administrar a los naturales del francescano Juan Pérez Bocanegra.
È un inno mariano in quechua, lingua franca dell’impero Inca, in cui alberi, frutti, stelle e astri possono essere letti da un lato come simboli della Vergine Stella Maris e dei frutti salvifici che porta e dall’altro come elementi coerenti con l’antico culto della Pachamama, Madre Terra.
La Misa Criolla di Ariel Ramirez è una sintesi di musica sacra, pop e folk: unica nel suo genere, è stata concepita come opera in cui ritmi e tradizione ispano-americana si intrecciano con la liturgia classica della Santa Messa.
L’opera è ispirata e dedicata a due suore tedesche, Elisazabeth e Regina Bruckner, che Ramirez incontrò negli anni ’50 in un soggiorno presso il convento di Wurzburg. Nei lunghi incontri con le sorelle Bruckner, Ramirez apprese che avevano aiutato i prigionieri dei campi di concentramento nazisti e così racconta: “Alla fine della storia dei miei cari protettori, ho sentito che dovevo scrivere un’opera, qualcosa di profondo, religioso, che onorasse la vita, che coinvolgesse le persone al di là delle loro credenze, la loro origine o il colore della pelle. Deve riferirsi all’uomo, alla sua dignità, al suo valore, alla libertà, al rispetto dell’uomo per Dio, come suo Creatore.”
Ensemble Voz Latina
Marie Theoleyre, Isabella di Pietro, Ilaria Molinari, Roberto Rilievi, Piermarco Vinas, Guglielmo Buonsanti
Ensemble Orfeo Futuro
Maximiliano Banos, canto e direzione
Luciana Elizondo, viola da gamba
Eduardo Eguez, tiorba e charango
Giuseppe Petrella, chitarra
Andres Langer, pianoforte
Marco Zanotti, percussione