Presentazione ” Tributo Naturale “.

La natura, per molti di noi è uno spazio immenso, prendere aria, come pensare a quello che sei, non solo, spesso arriva alle orecchie, è un parola che vogliamo sentire, che piace, fosse scritta la natura, molti, non tutti, la scriverebbero anche con una grande voglia di un ” posto tranquillo “. Si dice, si scrive, più siamo sani, più gradevole diventa l’ambiente, maggiore valore, ha anche l’esperienza con la natura. Leggiamo di versi, che a volte ci sfuggono, quelli dello stare nella malattia, di vederla, di scriverla, di essere resilienti per essa, grazie a due donne, che sottolineano come ci siano delle attenzioni, per noi. Come scriveva Leopardi, nelle Operette Morali, sono un povero islandese che fugge dalla natura, non si tratta solo di fuggire da essa, a volte ci manteniamo nell’ombra, ci riempiamo di pensieri, le nostre notti diventano immagine di ” patimento “, di sofferenza, il ricordo del luogo, delle sue qualità, serve a ridarci tranquillità.

Il passaggio, la cultura, il dialogo, lo scambio, del nostro essere, si legge in questo libro, dove nella nostra casa, in questa casa che viviamo, arriva il linguaggio , molto ben strutturato, regolato, dalle due autrici. Sono versi, che a volte ci sfuggono, quelli dello stare nella malattia, di vederla, di scriverla, di essere resilienti per essa.

Stare all’ombra, guardarla, con essa che ci fa compagnia, riflettere, con la mente, nasce dal rapporto notturno, viene da chiedere all’autrice Guglielmana, all’autrice Martino, di vederla, di darle luce a questa notte, in due modi diversi, ponendo ad entrambe una domanda:

Cosa abbiamo della notte, nel testo, in cosa vi ha ispirato, quali segreti ha da scoprire, quelli di un padre, di una madre, come si legge nei versi ?

Barbarah Guglielmana :

La notte è alla fine del giorno e precede un nuovo giorno, di cui non vi è certezza fino al suo arrivo. E’ la dimensione temporale che la prima pandemia Sars Covid 2 ha spento: progetti e quotidianità si sono interrotti, libertà che ignoravamo perse, diritti dei più fragili quasi scomparsi. Un oggi che sembrava fermo è diventato un ieri, senza ripetività. Un NEVERMORE alla Poe. Abbiamo -perdendo la dimesione temporale, ritrovato quella spaziale interiore, e lasciando la superficie siamo sprofondati nel nostro cratere, scoprendolo spento e pronto ad esplodere. E qui -tra la polvere e la cenere, abbiamo scoperto di essere madre della propria madre, di indossare i pantaloni del padre per sentirsi più uomini, di fare del panteisimo con la pioggia, di litigare con le stelle come fossero sorelle d’analisi. Abbiamo imparato a chiamare le cose col proprio nome. A guardare in faccia noi stessi -senza lo specchio e il sorriso al dentrificio, per uscire in ordine con la nostra maschera e correre nel ruolo che la società ci ha scelto.

Ilaria Francesca Martino :

 L’ombra è il dialogo silenzioso che intratteniamo con la nostra parte oscura. Credo sia fondamentale questa dialettica interiore. Solo se si ha il coraggio di immergersi in quell’oscurità si può fare il viaggio a ritroso dentro se stessi. Questo significa risalire al rapporto inevitabile con le proprie figure genitoriali e anche più indietro ancora, agli avi, all’ancestrale nel tentativo di riconoscere le proprie origini e dunque l’humus che ci ha generati.

La nostra lettura continua. Oggi ci prende un linguaggio, diciamo è bello, è meraviglioso, lo scrittore ci piace. Molti pensano siano meno naturale, diventi logico come la messaggistica, seppure i versi poetici restano, nella nostra vita, lo stile, la gentilezza, presentano uno scrivere del sentimento, ancora tra noi, come richiamare la madre, della quale ero figlia, per essere madre anche io.

Bello leggere che cerco un seno ed una identità, legato al disegno, alla madre ho generato essere figlia. Il trucco per essere bella, dire di essere figlia che deve studiare, il suo tributo alla natura, vento, passi, in un cammino per capire e seguire le mie radici. Mi sento molto naturale legato al chi sono e da dove vengo.

Caro ” lettore ” stiamo leggendo poesia, guardando disegni, possiamo pensare di ” muoverci “, oppure di stare fermi fare una ” fotografia “, frequentemente vogliamo dire le nostre radici, anche se a ” rompere ” la quiete arriva la malattia. Nella mente ci cerchiamo, non come un ” topo da biblioteca “, a noi c’incatena, leggendo, la poesia, cerchiamo, vogliamo vedere, vogliamo camminarci, vediamo in lei la via per risolvere un profondo malessere. E’ il nostro confronto, con quel tante volte ci siamo fermati ad origliare, dentro di noi, non solo, a tutti capita, di vivere la natura con la pioggia, a cui prendere qualche gocciolina, di farsi una passeggiata, sotto il diluvio, non a tutti, di sbattere su un palo, non a molti, ma a tutti piace, vedersi con qualche gocciolina di pioggia, il bello della natura, è comunque, che spesso al suo interno non ci si ferma e si decide di essere esploratori.

Arriviamo alla parte finale, con la seconda, ultima domanda, per le nostre due brave scrittrici. L’affetto,come si legge, è una forma efficace, da fare leggere in versi, tra le nostalgie, cosa avete voglia di ritrovare ?

Barbarah Guglielmana :

Voglia di continuare a ri-trovare se stessi che ci trasformiamo continuamente, e talvolta ci trasfiguriamo pure.

Ilaria Francesca Martino :

Questo è un dialogo intimo tra due persone, come ne avvengono fortunatamente, nella vita. In questo caso anche attraverso due modalità differenti di comunicare: l’immagine e l’aforisma per Barbarah e la parola che scava, cerca e cura, per me.

È fondamentale la presenza di qualcuno che ci voglia bene. Non si può vivere senza amore. Anche le piante hanno bisogno dell’acqua per fiorire, altrimenti è la morte. Anche noi abbiamo bisogno di cura. Di riceverla e di darla. 
Momenti di travaglio individuali e collettivi importanti credo ci facciano semplicemente riprendere contatto con le cose più vere, forti e semplici.
Il resto è un inutile sottofondo.
E sì anche io ho una nostalgia: di trovare o ritrovare un posto (forse perduto, chissà) che mi appartenga e cui appartenere. La mia Itaca, insomma.

Il libro ci porta dentro i sentimenti della pandemia, che ci ha colpito a tutti, ci ha fatto vedere dentro la natura, ancora una volta, ci ha reso vulnerabili. Molti hanno voluto dirlo, con il cuore, quanto amavano la loro normale attività, hanno chiesto a molti, a tutti, di riportala, di ridarcela. Il dolore, l’attesa, che ritorni, è questione che riguarda, come abbiamo letto la propria ombra, anche la propria ” anima “. L’esempio che da il libro è il canto a due voci, in segno di amicizia, di rapporto, di relazione, di sentimento, anche nella scrittura, come dire che abbiamo anche imparato quanto valga, come sempre, nel dolore, nella sofferenza, una presenza personale, che ti sta dietro, ti assiste, ti segue nei tuoi travagli. Spesso, a molti viene chiesto di essere professionale, quello che leggi di privato nella tua stanza, non è come quello da rendere pubblico in un Blog, in una recensione, non puoi ridare indietro le parole, i suoni, le lettere, passare a leggere, per molti, senza vedere cieli, passare pomeriggi al sole, non è semplice, noi per formulare, per dire, siamo andati da loro le due autrici, che ringraziamo, sperando di avervi dato indietro, tutti e due i momenti quello nella nostra stanza privata a leggere, assieme a quello professionale, che vi fa conoscere un libro. Così abbiamo scoperto, con le domande, che ” capirsi è bello “, scoprirsi, interrogarsi, aiuta molto, non solo abbiamo cercato di esprimerci in modo coscienzioso. Proprio per essere professionale e coscienzioso mi piace citare la comunicazione, che da una certa precisione, di Ilaria Francesca Martino ” Il lavoro nasce da unione di disegni di Barbarah e parole mie. Questo per chiarire semplicemente i diversi linguaggi che abbiamo usato….

Vi invito a seguire le due autrici sui loro siti web :

https://lamartinao.blogspot.com/

www.aforismana.it

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