
Il tuo libro s’intitola ” Tempo al tempo “, possiamo dire che la scelta del titolo, passa per una curiosità cosa è successo al tempo, che narri, nel tuo scritto, qualcosa di particolare?
La nascita del titolo è legata ad una locuzione che aveva pronunciato il protagonista del film “Anonimo Veneziano”, il film di Enrico Maria Salerno con la Bolkan e Musante, ambientato in una Venezia autunnale decadente e spoglia. Il protagonista alle continue sollecitazioni dell’ex moglie sul perché l’avesse chiamata, rispose appunto “Tempo al tempo mia cara…”. E l’espressione mi è rimasta sempre impressa; infatti anche per me era arrivato il momento giusto per raccontare in poesia – in altro modo non avrei saputo farlo –un periodo amaro della mia vita. Un tempo, relativamente lungo che ha visto crollare molte certezze e in cui ho veramente gettato via un tempo della mia vita. E per quanto sia tutto passato, quel tempo non si recupera; rimangono solo i rimpianti, e anche la rabbia per quanto ho perduto. Ma per fortuna, grazie anche ad una certa autostima ed alla capacità e forza di chiedere aiuto e mettermi in discussione, ora vivo il tempo al meglio ed ho recuperato quello che pensavo di aver perduto.
“Inno all’amore” edita da Bertoni Editore 2021 e curata dallo stesso prof. Bruno Mohorovich, è una raccolta dedicata alla comunicazione amorosa, oggi come si caratterizza questo modo di comunicare?
La raccolta antologica, che fa parte di una trilogia – gli altri titoli sono “Inno alla morte” e Inno all’infinito” – è nata nell’occasione di San Valentino, festa degli innamorati. Vi hanno partecipato 110 poeti che hanno narrato con parole dolci e spensierate, nostalgiche e sofferte, mai banali tengo a sottolinearlo, un amore ideale o reale evidenziando con la loro scrittura l’emotività dirompente dell’amore, che riporta alla luce sentimenti che sono legati ai ricordi che fanno riemergere nostalgia, ricordi, desiderio, tenerezza, dolore e anche rabbia. Prevert, che di poesie d’amore ne sapeva qualcosa, ha detto che niente è “più tenero e rischioso” del rappresentare il volto dell’amore. Che cosa ne è dell’amore oggi? Beh, credo che sostanzialmente non sia cambiato nei suoi termini più profondi, in quanto si annida nell’anima, appartiene all’anima; in qualche modo ci appartiene, è quella forza che ci fa incontrare l’altro, ci spinge dentro l’altro; dovrebbe essere il superamento di ogni istinto egoistico perché è affidare la propria vita alle mani di un’altra persona.
Certamente oggi non si scrivono più lettere e cartoline; a tal proposito Fernando Pessoa ha scritto che “Le lettere d’amore sono ridicole, ma più ridicoli sono coloro che non hanno mai scritto lettere d’amore”. E’ cambiato il modo di comunicare in favore dei social e di una messaggistica fatta di simboli e parole contratte e costrette in singoli suoni; e gli stessi muri tra i giovani sono divenuti un veicolo di comunicazione amorosa che travalica il personale in favore del dominio pubblico con la forza travolgente della gioventù che per testimoniare il proprio amore ricorre a versi di poeti celebri o ad espressioni sincere e immediate. Comunque cambi, qualsivoglia forma assuma la storia d’amore sia essa vissuta o anelata, questo sentimento profondo che è vita, forza vitale, non si sottrae al gioco degli sguardi, quella magia che si fa sentire nel silenzio, alla forza devota, semplice dei versi che si trasmutano nei pensieri dell’altro e ne riconoscono l’esistenza Ma il tempo per acquistare una rosa alla propria donna ancora si trova…e meno male.
L’Umbria è dove vivi, cosa ti piace raccontare, cosa pensi stia cambiando, con il modo diverso, di relazionarsi, di questo periodo?
Sono arrivato in Umbria quasi 40 anni fa; ho vissuto in molte regioni (Veneto, Lombardia, Sicilia, Marche) e questa volta dovrei finire qui i miei giorni…Non è stato facile ambientarsi perché quando sono arrivato a Perugia avevo 32 anni e praticamente ho dovuto ricominciare la mia vita da capo. E’ stata dura all’inizio per me, che venendo da Pesaro dove ho vissuto quasi 20 anni ho dovuto lasciare quanto amavo; in questa città dove ero arrivato a 17 anni avevo scoperto e dato vita alle mie passioni: il teatro, la prima radio privata, la curatela dei recital poetici e organizzazione di eventi, i primi impegni associativi… Una volta giunto in Umbria dopo un non breve periodo di solitudine ho ripreso piano piano i miei interessi, per caso come succede spesso; ho intessuto nuovi rapporti, ampliato le mie conoscenze ed ora non posso certo lamentarmi. Perugia in particolare mi aveva sempre affascinato per la sua storia e cultura; ho scoperto borghi e città che sapevano d’antico. Oggi, è la terra in cui vivo e, venendo ai tempi odierni sento tutto il peso di questo tempo che ci preclude qualsivoglia rapporto. Soprattutto per me, che ero abituato a muovermi con la casa editrice per le presentazioni o partecipare a convegni, è pesante: E’ vero ci sono i social, i collegamenti in streaming ma non è, e non potrà, mai essere la stessa cosa di un incontro: Mancano le strette di mano, gli abbracci lo scambio anche scanzonato, di opinioni che hanno un altro sapore dallo schermo. Questo clima ha influito notevolmente anche sul mio scrivere: lo faccio con fatica. Ma l’importante è essere ottimisti – è vietato dire “positivi” – e aspettare che tutto passi, perché tempi migliori arriveranno. Ci dobbiamo credere.
Sono gli incontri letterari, le letture poetiche, che fanno parte del tuo lavoro, dovendo segnalarne, al nostro lettore, uno che ti ha particolarmente segnato, in positivo, quale sceglieresti?
Come ho già detto prima, gli incontri, le letture sono quelle che ora mancano in assoluto di più. E’ stato bellissimo quest’estate quando – nel pieno rispetto delle regole – ci siamo potuti ritrovare a due eventi organizzati dalla Bertoni Editore il Deruta Book Fest e il Farnesina Book Fest in collaborazione con la FUIS; usciti dal lockdown finalmente ci siamo potuti guardare negli occhi, scambiarci impressioni e riprendere quel contatto umano che di lì a poco ci sarebbe stato nuovamente negato. Fra quelli che mi hanno particolarmente segnato in positivo ne segnalo due; uno è stato l’ingresso in un gruppo di scrittura che – dopo anni di critica cinematografica e rapporti con giornali associativi – mi ha dato il là alla poesia che avevo rimosso da molti molti anni: avevo bisogno di una conferma, di capire se valesse la pena che ritornassi a scrivere e così è stato:
Il secondo sicuramente l’incontro con Jean Luc Bertoni, il mio editore che ha pubblicato il mio primo libro di poesie e che mi ha portato al salone del Libro di Torino: per me, che desideravo vistarlo come semplice cittadino curioso, potervi approdare come autore dall’ “ingresso degli artisti” è stato il massimo. E da lì è iniziata una fantastica avventura che mi porta ad essere uno dei più stretti collaboratori della casa editrice, e di questo ringrazio Jean Luc.
Presentaci, in breve, le tue opere, cosa hai scritto sino ad ora ?
Il mio debutto con la poesia è stato “Storia d’amore una fantasia”; una silloge di poesie d’amore come si evince dal titolo in cui parlo dei tre atti d’un rapporto amoroso, l’inizio, lo stare insieme e la fine. Poi, dopo un paio d’anni è arrivato “Tempo al tempo” e nel frattempo ho avviato la curatela di alcune antologie poetiche e no. “La città tra desiderio e utopia” dedicata a Perugia e “Atarcònt – impressioni pesaresi” dedicata a Pesaro. Sono seguite le antologie “Marche – omaggio in versi” che ho curato con l’amica poetessa Elisa Piana e “Napoli – omaggio in versi”.
Attualmente oltre alla Trilogia “Inni” di cui ho detto, sta per uscire il mio terzo libro di poesie “Parlerò di te”, anche queste poesie d’amore -il mio tema prediletto – che si avvale delle illustrazioni dell’artista pesarese Mara Pianosi.
Hai mai affrontato un testo solo autobiografico ?
Con la prosa non ho un buon rapporto, come scrittore. Mi piacerebbe ma non saprei da che parte cominciare. Chissà, forse un giorno, ma dovrebbe essere qualcosa di particolarmente originale. In verità ci ho provato, sollecitato in questo dall’editore, parlando della mia infanzia e giovinezza cercando di raccontare i luoghi in cui ho vissuto attraverso i film che andavo a vedere nei cinema locali e che hanno segnato la mia vita come appassionato del cinema. Ma mi sono arenato e non ho più continuato. Ma l’idea è sempre là. Se per autobiografico vogliamo intendere “Tempo al tempo”, allora sì. Non so se anche le raccolte d’amore contengono qualcosa d’autobiografico; siccome molte di queste sono state scritte nel corso degli anni qualcosa potrebbe esserci.
Torniamo a ” Tempo al tempo “, presentaci il libro, come acquistarlo, dove sentirne parlare ?
Sulla genesi del titolo mi sono già espresso. Devo dire che il libro ha visto la luce in pochi giorni, perché quel disagio che provavo e che ogni tanto faceva capolino, chiedeva di essere espresso; sentivo che l’avevo dentro ma non era ancora arrivato il momento; per quanto quei fantasmi fossero stati rimossi da tempo ancora non riuscivo ad esprimere compitamente quello che sentivo. Poi, improvvisamente una sera, dovrei dire una notte più propriamente, è nato un verso e da questo ha preso il via tutta la raccolta che ho finito in pochi giorni. E’ un libro che mi ha dato soddisfazione in quanto una poesia in esso contenuta, ha avuto il secondo premio al Concorso Internazionale di Poesia Sacra a Montefalco (PG). E , per tornare alla mia passione cimematografica mi hanno segnato la strada due personaggi che appartengono al mio DNA; uno è il musicista malato del già citato “Anonimo veneziano” e l’altro il professore / poeta de “La prima notte di quiete”; due personaggi che mi appartengono in toto, il primo per la mia passione per la musica ed i secondo per la sua professione e, naturalmente, per l’essere poeta. Ma entrambi meriterebbero molto più spazio.
Il libro così come gli altri che ho citato si può trovare sul sito della casa editrice www.bertonieditore.com Grazie.