INTERVISTA CON VERONICA BUDAI PSICOLOGA DELLO SPORT

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Lo sport che viene insegnato al bambino e chi lo insegna sono i primi protagonisti, un ” allenamento ” che ha a che fare con la crescita, quali consigli e quali le condizioni psicologiche più comuni ?

  • Lo sport con i bambini ha sicuramente a che fare con il concetto di crescita: fisica, motoria, emotiva, affettiva.Attraverso lo sport i bambini esprimono loro stessi, le loro gioie, i loro sogni e le loro paure, quindi, non c’è solamente una crescita in termini di apprendimento, di sviluppo motorio, ma soprattutto in termini di emotività, affettività, sicurezza in se stessi, fiducia nei compagni, rispetto delle regole.Il consiglio è proprio quello di agevolare la manifestazione di questi aspetti più “psicologici” perché contribuiscono alla formazione della personalità del soggetto sia come atleta sia come persona.Dovendo fare una divisione a grandi linee e comunque non esaustiva di tutto ciò che vedo, le condizioni psicologiche che più frequentemente incontro nei giovani atleti sono: passività o super-attivazione. Ovvero, spesso ritrovo bambini “passivi” quelli che vengono definiti timidi, introversi, che non prendono mai l’iniziativa, silenziosi, a volte invisibili. All’opposto l’altra categoria che incontro spesso è quella dei super- attivi, ovvero, bambini molto vivaci, espansivi, che non rispettano le regole, rumorosi, sempre in movimento. E per ogni categoria c’è un approccio diverso con cui procedere, con alcuni si lavora più su aspetti di sicurezza e autoconsapevolezza di se, con altri si lavora più su aspetti di autocontrollo e definizione di se.

L’attività motoria, il movimento, rientrano nell’avviamento allo sport, come intervenire con i bambini, alla luce della tua esperienza diversa ( ad esempio come rapportarsi con la scuola ) ?

  • L’intervento con i bambini, nell’ambito dell’avviamento allo sport, presuppone un approccio assai differente rispetto a quello dedicato agli adolescenti e agli adulti.In primo luogo è fondamentale la dimensione ludica, i bambini si devono divertire in palestra, imparano, ma in primo luogo giocano e si divertono. Questo è un aspetto da non sottovalutare, poiché spesso si può verificare frustrazione o abbandono sportivo, proprio a causa della noia o dell’eccessivo impegno richiesto. L’allenamento deve essere tarato su i piccoli atleti sia come atmosfera sia come impegno e il gioco è lo strumento attraverso il quale loro imparano.Ad esempio, in questo momento ho in corso un progetto con bambini della fascia d’età 3-6 anni e con loro ancora di più l’allenamento deve passare attraverso una dimensione di divertimento.

Fare lo psicologo dello sport per te cosa significa ?

  • Per me essere una psicologa dello sport è la realizzazione di un sogno, è la possibilità di unire due mie grandi passioni: psicologia e  sport. Come psicologa e come atleta posso mettere a disposizione dei miei clienti/utenti tutto il mio bagaglio di competenze e conoscenze affinchè possano essergli utili. E’ come se io avessi una valigia di attrezzi e strumenti che porto sempre con me e che posso condividere con la persona che in quel momento mi sta chiedendo aiuto/supporto/allenamento. Posso aiutare le persone a migliorare ed evolversi sempre più; una favola di professione!!!

Lo sport può essere anche ” malessere “, nel caso del bambino sentirsi non adeguato a compagni, allenatore, troppo pressato dai genitori, soffermiamoci propio sulla presenza dei genitori nell’attività del figlio, cosa ne pensi ?

  • La presenza dei genitori nell’attività sportiva dei figli può essere un grande stimolo, ma anche un grande stressor. Può essere uno stimolo perché il giovane atleta sente di avere l’appoggio della famiglia, sente il calore e il tifo che viene fatto per lui/lei. Può essere uno sprone a dare il meglio di se.Altre volte assisto a scene in cui il genitore preme sul figlio, prende decisioni al suo posto, carica l’atleta di aspettative che non sono sue, lo deresponsabilizza o al contrario lo responsabilizza troppo e può diventare una presenza veramente “ingombrante”, anche se da parte del genitore ci sono le migliori intenzioni!! Lo sport a questo punto non viene più vissuto per quello che è, ma diventa un impegno oneroso e gravoso, carico di ansia e non più stimolante per chi lo pratica. Secondo me tutto sta al buon senso delle persone e all’investimento emotivo che ogni protagonista di questa dinamica mette in gioco.

Lo sport per bambini è anche eventi, feste, giochi, da vivere insieme, come impegnare le persone in questi eventi, che fanno cultura ?

  • Il movimento sicuramente è presente anche fuori dalle palestre e dalle strutture dedicate, quindi, certamente feste, eventi, giochi. Anche nella scuola si praticano movimento e sport, fin dai primi passi, basta pensare a tutti quei progetti di attività motoria nella scuola materna. Secondo me ovunque sia praticato lo sport fa bene, quello che bisogna tenere presente è che sia svolto da personale qualificato. Le persone che si occupano a vario titolo di queste attività dovrebbero sempre e ripeto sempre tenere in considerazione chi sono i fruitori dei loro servizi e metterli al centro di ogni intervento, badando bene agli aspetti emotivi ed affettivi che attraverso il movimento, il gioco e le varie attività vengono messi in atto. Per fare questo sarebbe opportuno avere una base di preparazione di natura psicologica, non parlo di laurea o master specialistici, ma ritengo che un minimo di preparazione in tal senso sia necessaria per queste figure, considerato che avranno a che fare con il bene più prezioso del mondo: i bambini

Quale è secondo te l’obiettivo più significativo nella collaborazione con un Istruttore per uno psicologo dello sport ?

  • Un aspetto che uno psicologo dello sport e un istruttore dovrebbero sempre tenere a mente, nella loro collaborazione, è la centralità dell’atleta. Non è una guerra di potere tra loro 2, ma una collaborazione che ha la finalità di aiutare l’atleta a dare il meglio di se e soprattutto a tirare fuori tutte le risorse che ha a disposizione. Siamo degli “strumenti” che permettono al soggetto di poter arrivare dove vuole. Ricordo sempre che sono fondamentali la volontà e la partecipazione dell’atleta, ma anche l’intelligenza emotiva delle altre figure che partecipano alla sua preparazione, altrimenti non si va da nessuna parte!!!

Presentaci una situazione del tuo lavoro che ti ha molto soddisfatto ?

  • Una situazione professionale che mi ha dato grande soddisfazione è il caso di una giovane atleta di arti marziali che si è rivolta a me per avere aiuto. Il soggetto in questione riusciva molto bene negli allenamenti e nelle gare minori, ma di fronte alla competizione grande, di portata nazionale andava in blocco pur essendo molto preparata fisicamente, tecnicamente e tatticamente. Sembrava proprio un caso di ansia da prestazione sportiva. Abbiamo lavorato a livello individuale con visualizzazioni guidate, tecniche di rilassamento, sblocco delle energie e anche utilizzando riprese video dei suoi incontri. Alla fine di questo percorso è riuscita a superare il blocco e quindi, ha gareggiato in maniera eccellente nelle competizioni maggiori ed è riuscita anche a vincere e salire sul podio.

Una gran bella soddisfazione per entrambe!!!

Quale è il tuo rapporto con i social e con internet in generale ?

  • Il mio rapporto con i social ed internet è buono, ho un mio blog: veronicabudai.it , sono su facebook e twitter. Penso che siano degli ottimi mezzi per farsi conoscere e per pubblicizzare quello che faccio, spesso le persone consultano prima il blog e i vari social e poi mi contattano, è un modo per capire meglio chi sono e di cosa mi occupo.

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