Mondo di ferro vol.1 Atto primo

libro 1

Giuseppe Di Summa intervista :

Orpheus Magi

D: Come sei arrivato a scrivere un libro?

R: Sentivo il bisogno di mettere su carta certe dinamiche e un certo livello di approfondimento dei personaggi che in altre opere o non vedevo oppure non le vedevo come piace a me. Quindi la mia era una necessità se vogliamo “concorrenziale”, l’idea era creare qualcosa di nuovo e innovativo, adesso spetta ai lettori stabilire se ci sono riuscito.

D: Quale è il tuo percorso?

R: quel piccolo particolare che ha messo in moto tutto era la mia ammirazione per un personaggio di un’altra opera. Questo personaggio in quell’opera, secondo me, aveva un ruolo troppo marginale, così per gioco l’avevo ricostruito nella mia testa dandogli l’importanza di un protagonista. Da lì in poi la dinamica che ho finito per creare attorno a quel personaggio mi ha spinto a distaccarmi sempre di più da quel capriccio originale, in parte infantile, creando quello che poi è diventato un personaggio tutto mio, che sto tutt’ora sviluppando, con un universo e con delle dinamiche e dei personaggi tutti miei. Questo primo libro, ora pubblicato, di fatto ha poco a che fare con la fase, diciamo embrionale, di Mondo di Ferro. Ma rappresentò quello che per me fu un esperimento, una prova sul campo che forse mi permetterà di capire se le mie idee possano essere davvero apprezzate da un pubblico di lettori.

D: Tra gli autori di ieri e di oggi chi ti ispira maggiormente?

R: la risposta che potrei dare a questa domanda è quanto meno impegnativa, nel senso che se io adesso segnalo un autore o più darei l’impressione di essere un assiduo lettore di quello scrittore, attirandomi quindi domande fastidiose da parte di coloro che sono effettivamente assidui lettori del suddetto autore, che si aspetterebbero una mia infallibile conoscenza sui suoi libri, fin nei minimi dettagli. Volendo essere sinceri, io non sono un lettore assiduo di nessun autore in particolare. Posso dire che tra gli autori storici e tra quelli inglesi in particolare mi piacevano Byron e Joyce, in questo senso tra gli autori italiani posso trovare piacere nel leggere un Italo Svevo (che era grande amico di Joyce). Però in tutta umiltà, non posso dire di conoscere questi autori, posso solo dire che a livello concettuale mi piacciono, difficile chiamare questo ispirazione. A mio modestissimo avviso, come ho avuto modo di verificare nella scrittura non di questo libro, ma nel lavorare al suo seguito (che non è ancora pubblicato). Allora mi sono reso conto che il mio lavoro iniziale era viziato dalle influenze di altri autori che, in un modo o nell’altro, finivano per snaturare la mia visione del libro, privandolo di originalità ed efficacia, il che mi ha poi costretto a riscrivere da capo tutta la trama quando me ne sono reso conto. Quindi secondo me come in arte e in filosofia, un artista o un filosofo deve differenziarsi da tutto ciò che esisteva prima, lo stesso discorso dovrebbe valere per gli scrittori, purtroppo non è sempre così, ed è sempre esistito nei fatti il fenomeno dei libri-fotocopia, opere eccessivamente ispirate ad altre che finivano per essere una loro versione alternativa, a mio giudizio priva di valore.

D:Dove pensi il lettore si debba fermare quando legge il tuo libro? Su cosa vuoi attirare l’attenzione?

R: questa è una domanda che mi piace. Sicuramente, come in tutti i libri del resto, il lettore deve porre massima attenzione suoi personaggi e le loro relazioni, questo non solo perché i personaggi sono la linfa vitale di ogni libro, ma anche perché era mio obiettivo approfondire al massimo i miei “attori”, come mi piace chiamarli, non a caso l’immagine in copertina è il simbolo del teatro. Il lettore però deve essere attento perché io scrivo dando per scontato che questi capisca che tutte le relazioni e tutte le dinamiche sono lasciate a libera interpretazione, nel mio libro non esistono frasi del tipo “Tizio ha fatto questa cosa a Caio perché era nella sua indole farlo”… infatti io non voglio descrivere “il perché” ma piuttosto “il come”. Inoltre non esistono nel mio libro dei trafiletti di diverse righe che descrivono caratterialmente i personaggi. La comprensione di un personaggio avviene leggendo i suoi dialoghi con gli altri, come peraltro avviene nella realtà. La gente per strada non ha un bigliettino in fronte con scritto “sono irascibile”, “sono timido”, eccetera. Per capire una persona bisogna parlaci e ascoltarla per parecchio tempo, e anche allora non l’avremo compresa del tutto. Questo aspetto della realtà lo volevo riprodurre anche nel mio libro.

Oltre a questo chiaramente nel libro sono presenti riferimenti storici, mitologici e di dinamica sociale, che contestualizzati nelle situazioni e negli scenari possono contribuire a rendere gli stessi più suggestivi e affascinanti.

D: Ti piace essere intervistato?

R: Be’, mi vergogno un po’ nel dirlo ma questa è la mia prima intervista. Da quel che ho avuto modo di vedere dipende molto dalle domande, ovviamente. Ci sono domande a cui non vorrei rispondere e alcune che invece trovano il mio apprezzamento per come sono state poste. Ma d’altro canto questo è il bello di un’intervista, immagino.

D: Progetti per il futuro?

R: Se come credo Lei mi sta chiedendo del futuro sviluppo nella saga che questo libro apre, Le posso dire che il progetto è quanto meno ambizioso. Quello che è appena stato pubblicato è il primo libro di una trilogia di tetralogie. Da cui poi la ragione del titolo “Mondo di Ferro Parte I Atto Primo”. “Mondo di Ferro” è il titolo della saga, che si divide in tre parti: Parte I, Parte II, Parte III. Le quali a loro volta hanno tre atti al loro interno. Quindi la domanda sorge spontanea: “ma come? Non erano tetralogie?”. Certo che lo sono, infatti oltre ai tre atti sono presenti anche tre monografie dedicate al protagonista di ogni parte. Per intenderci Parte I è così diverso da Parte II che cambia persino il protagonista, che quindi necessita di una sua monografia nella forma di un libro per essere definito nel suo ruolo centrale all’interno della sua tetralogia di riferimento. Un libro diciamo per far comprendere in modo chiaro il significato che ha quel personaggio all’interno dell’opera. Nel caso di Parte I il protagonista è Roro, che viene introdotto in questo libro, si svilupperà per Atto Secondo e Terzo e avrà la sua conclusione come protagonista in un quarto libro, con un titolo particolare che non specifico perché va contestualizzato con quello che sarà lo sviluppo di Roro, che come quasi tutti i miei “attori” è un personaggio dinamico, nel corso dei primi tre libri di Parte I.

Link dell’opera librerie online

http://www.albatrostore.it/1/mondo_di_ferro_parte_i_orpheus_magi_11544541.html

https://www.eprice.it/Letteratura-Italiana-GRUPPO-ALBATROS-IL-FILO-Orpheus-Magi-Mondo-Di-Ferro-1-9788856793642/d-54936200

Sinossi

Gabriel e Roro sono padre e figlio. Ma nel mondo in cui vivono hanno preso due strade completamente diverse. Il primo, nobile, folle e senza scrupoli, desidera conquistare il potere su tutto l’Impero, sovvertendo l’ordine costituito. Per questo, in gran segreto, muove i fili di un’organizzazione che miete vittime tra gli eruditi e i civili. Roro, invece, è un militare, un uomo ligio al dovere e fortemente convinto dei suoi ideali, tanto da non arrendersi nemmeno di fronte alle più evidenti contraddizioni. Lo scontro tra i due è inevitabile, e al loro fianco prende corpo una lotta furiosa tra fazioni contrapposte, all’inizio mascherate grazie a falsi indizi e ad azioni in incognito. Il mondo fittizio ma realistico nell’impianto storico, le idee contrapposte che i personaggi esprimono, i loro sentimenti disegnano una realtà alternativa, che fornisce un punto di vista anche sulla nostra società. Un mondo altro creato su misura per mostrare la rabbia, l’amore, la tristezza, contestualizzandole nella sicurezza di una società simulata: con le sue contraddizioni, i suoi ideali, i suoi criminali e i suoi giustizieri.

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