Psicologia dello sport Intervista a Matteo Simone

 

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Rio ci insegna che le gare e i desideri di vittoria non possono più stare al passo con il doping, il CIO e la IAAF devono convergere verso le radiazioni a vita al primo controllo ,il resto è che l’olimpiade vive sempre di desideri e quindi resta un magico momento per tutti…

 

Daniele Baranzini

Mezzofondista

 

1-      Come nasce in te la passione per la psicologia dello sport ?

 

Dopo la laurea in Psicologia avevo due alternative, la prima iscrivermi ad un master di psicologia dello sport e la seconda iscrivermi ad una scuola quadriennale di specializzazione in psicoterapia. Ho optato per la seconda perché era più impegnativa ed ho scelto l’Istituto Gestalt di Firenze con sede a Roma, la ritenevo vicina al mio essere e cioè una scuola con un approccio fenomenologico, esperienziale. Dopo la specializzazione ho deciso di iscrivermi al master di psicologia dello sport. La passione nasce dal voler integrare due passioni, due competenze, lo sport in qualità di atleta, di podista, runner, maratoneta, e la passione della psicologia per cercare di approfondire alcuni aspetti della psicologia dello sport e dell’esercizio fisico, inizialmente, la motivazione, il goal setting, la motivazione, la gestione dello stress, concentrazione e poi  nel continuare parallelamente sia ocn la pratica dello sport che con l’approfondire altri aspetti quali l’autoefficacia, l’autoconsapevolezza, la resilienza, concetti ed aspetti molto utili soprattutto per gli sport di endurance, per le ultramaratone. Approfondendo gli studi, facendo sport, conoscendo persone, ho iniziato a scrivere articoli e poi libri di psicologia dello sport e dell’esercizio fisico ed anche di sport di endurance.

 

 

2-      Nei recenti eventi sportivi, olimpiadi, gare internazionali, quale è la cosa che ti ha colpito di più ?

 

La cosa che mi colpisce di più è l’interesse dei media nei record, nell’economia dello sport, nei contratti e il mero interesse alle persone, al benessere dell’atleta, si cerca di sfruttare l’atleta fino all’osso, spremerlo al massimo, farlo scendere sotto le due ore in maratona, ma poco attenzione al proprio benessere, al post carriera, al prevenire il doping.

Qualcosa sta cambiando, si sta dando più importanza alle paraolimpiadi, e così dovrebbe essere, i campioni servono per trascinare le masse, per essere di esempio per i più pigroni, per essere da modello agli allievi delle scuole di ogni tipo. Infatti ultimamente si stanno facendo progetti con le scuole da parte del CONI e della FIDAL. Così come tante associazioni investono in progetti per uno sport salutare che aggrega, che vince il doping come le associazioni Flames Gold, oppure anche l’associazione Progetto Purosangue.

Inoltre anche a livello Internazionale qualcosa si muove come la campagna MOVE WEEK che dedica una settimana all’anno per il movimento fisico, coinvolgendo persone a fare sport a provare soprattutto gli sport minori.

E’ bello vedere i campioni fare record, ma è anche bello vedere masse di persone che fanno sport ad ogni età ognuno con le proprie modalità, in ogni orario ed in ogni luogo.

Importante creare spazi per l’esercizio fisico, piste ciclabile, non solo creare stadi per le Olimpiadi che poi diventano musei .

 

 

 

3- Hai deciso di scrivere un libro sull’Ultramaratona come ti è venuta l’idea ?

 

Volevo scrivere un libro sulla corsa, maratone ed ultramaratone e mi sono trovato ad approfondire il mondo degli ultrarunner, contattando e conoscendo tanti runner e praticando io stesso l’ultracorsa con la partecipazione ad alcune gare di 100km e portando a termine anche un Ironman. In realtà di libri sulle ultramratone ne ho scritto due ed un terzo libro sarà pubblicato a breve. Il primo si chiama Ultramaratoneta: un’analisi interminabile, scritto a quattro mani con l’atleta Daniele Baranzini, pubblicato da Aracne a febbraio 2016. Il secondo libro Ultramaratoneit e gare estreme pubblicato a novembre da prospettiva editrice. Il terzo dovrebbe intitolarsi Maratoneti e ultrarunner. E’ stata una bella esperienza scrivere questi libri perché mi ha permesso di conoscere direttamente o indirettamente tanti atleti ognuno con proprie caratteristiche, chi predilige asfalto, chi sentieri di montagna, che ghiaccio e neve, chi si sperimenta nel deserto o nelle prove di multisport, insomma un mondo speciale, straordinario, non ordinario.

 

4- Come va la presentazione del libro ?

 

La presentazione va bene, ho iniziato un tour a Manfredonia, mia città natale alla presenza di campioni dello sport come Dario Santoro Campione ITALIANO DI MARATONA 2016, INOLTRE ERA PRESENTE Michel Spagnuolo, ultrarunner ed ultracamminatore ideatore del team frizzi e lazzi, è stato un mio ispiratore delle lunghe distanze a piedi. Inoltre era presente Vito Rubino ultraman capace di portare a termine una gara di triathlon di 10km di nuoto, 500 di bici e 84 di corsa. Ho continuato il tour di presentazione a Roma ospitato da Negozi di abbigliamento sportivo zona Cinecittà, Associazione di psicoterapia zona parioli, Centro sportivo di Villanova. Tanta gente interessata, tanti partecipanti, tanti i messaggi di apprezzamento.

 

 

 

 

Continuo a promuovere un sano sport direttamente con la pratica e continuando a scrivere articoli e libri, di prossima uscita oltre a Maratoneti e ultrarunner, sono Benessere, Sport e Performance; ed anche lo sport delle donne, sì perché approfondendo il mondo dello sport ho avuto modo di conoscere tante donne determinate, forti, resistenti e resilienti che vogliono andare avanti per dimostrare di essere capaci e forti ed a volte anche più forti degli uomini.

 

Legame tra sport e musica

Matteo SIMONE

www.psicologiadellosport.net

 

Da anni ai ragazzi si propone di fare uno sport oppure di suonare uno strumento o anche di praticare entrambe le passioni.

Si tratta di due attività che stimolano l’apprendimento da parte dei ragazzi ed anche le competenze personali, entrambe le attività possono essere svolte individualmente, quindi sia il suonare uno strumento che praticare una disciplina sportiva così come entrambe queste passioni possono essere coltivate in gruppi, squadre, team, orchestre e quindi si tratta di attività che integrano gruppi di persone, competenze diverse, ognuno mette la propria risorsa, la propria qualità che può essere nel campo della musica o del campo dello sport.

A volte la musica prevede una performance da parte del musicista, si tengono concerti che durano ore, sempre attivi, sempre svegli, sempre coinvolgenti per il pubblico e ciò prevede anche un allenamento fisico di base per reggere tutto il tempo in modo efficiente.

Anche nello sport a volte la musica aiuta a tirare fuori la grinta, la carica, le motivazioni giuste per fare meglio, si può trattare di un incontro di boxe, di una partita di calcio, la musica stimola la persona, gli ricorda che è il momento di agire, di reagire, di fare meglio.

Che dire musica e sport sono arti e passioni, a volte è importante avere talento ma è anche importante le ore da dedicare, è importante aere buoni insegnanti, coach, allenatori, è importante avere bravi direttori di orchestra, o allenatori di squadre che conducono la squadra o l’orchestra all’eccellenza, ad una buona performance musicale o sportiva.

A volte nello sport è importante seguire la musica dei propri passi, del proprio respiro, del battito del cuore, ci si ascolta, ci si monitorizza.

La musica può aiutare anche a rilassarsi dopo un allenamento faticoso, può servire a recuperare energie, a riportare la calma dopo un attività sportiva stressante, troppo attivante.

Insomma sarebbe importante un’educazione musicale accanto ad un’educazione sportiva, è importante allietare se stessi e gli altri con musica che allieta, che fa sognare, che stimola creatività, così com’è bello osservare belle imprese sportive.

 

Matteo SIMONE

https://www.retedeldono.it/it/iniziative/sport-senza-frontiere-onlus/matteo.simone/sport-veicolo-di-educazione-e-inclusione


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2 risposte a “Psicologia dello sport Intervista a Matteo Simone”

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